Bene, cioè, male. Adesso siamo alle prese con il coronavirus, che altro non è che un'influenza. Certo, stanno ancora lavorando al vaccino, ma in Italia, che è sempre all'avanguardia, per queste e per altri milioni di cose (vogliamo parlare di Umanesimo e Rinascimento?) hanno già isolato il ceppo: adesso bisogna trovare il vaccino. E soprattutto non mettere i piedi nel piatto della Fattoria degli animali (do you rembember il libro 1984 di George Orwell) dove i suini la fanno da padrone, come sembra facciano proprio in Cina, dove peraltro mangiano anche cani e pipistrelli. Ecco: la Cina, per Marco Polo che ne scrisse Il Milione era l'Estremo lembo di un viaggio durato decenni (ma lo fece nel 1.200). Adesso sappiamo bene che la si può prendere meno alla larga ed arrivarvi attraverso Paesi più civili (Occidentalis Karma, vi dice niente?). Insomma, le norme igieniche precauzionali vanno rispettate, ma senza crearne panico. La pandemia si diffonde con il meccanismo tipico del "dalli all'untore": ci siamo già passati attraverso la peste nera del 1300 (Il Decamerone), ritornata nel 1600 (quella raccontata da Manzoni ne I Promessi Sposi) e poi La Peste dei giorni più vicini a noi raccontata da Camus. Poi ricordiamoci che l'influenza spagnola degli inizi del Novecento fece molte più vittime di quelle di oggi, per non parlare della Sars e dell'aviaria. Insomma, calma. Lavarsi le mani sì va bene, ma le si devono anche lavare quando si sta in casa molte più volte di quello che facciamo di solito? E poi, starnutire girandosi o mettendo il viso nell'incavo del braccio va anche bene, ma le persone educate non lo facevano anche prima? Insomma, l'allarme pandemia andrebbe evitato, con o senza mascherine (quelle potevano andare bene finché c'era Carnevale).
"diario sul cibo per chi non crede che il cibo sia cultura ma nutrimento e garantirlo a tutti sarebbe già un bel passo avanti...esistono 'il pane e le rose'…assicuriamo il pane a tutti perché tutti possano avere anche le rose…"
venerdì 28 febbraio 2020
giovedì 20 febbraio 2020
A Carnevale ogni torta vale
Arriva il Carnevale ed ecco che il Consorzio Mortadella di Bologna Igp propone una ricetta davvero insolita. Dicendo che oltre
a castagnole, frappe o chiacchiere, da oggi c’è un’alternativa gourmet per questa
ricorrenza: la torta Arlecchino alla
Mortadella Igp. Si tratta di una gustosa
Cheesecake salata dagli appetitosi rombi colorati, che rimanda alla maschera di
Arlecchino. Bella da vedere e facile da preparare.
Ingredienti:
·
700 g di ricotta
·
300 g mortadella di Bologna affettata
spessa
·
100 g mortadella di Bologna affettata
sottile
·
2 uova
·
100 g Parmigiano Reggiano grattugiato
· una confezione di pasta sfoglia
·
1 rapa rossa
·
1 peperone rosso
·
1 peperone verde
·
1 peperone giallo
Preparazione:
Accendete il forno a 200 gradi.
Mescolate la ricotta con le uova ed il formaggio.
Foderate uno stampo da torta, di circa 20 cm di diametro, con carta forno.
Versateci uno strato di composto di ricotta, adagiatevi qualche fetta di
mortadella e fate un altro strato di composto di ricotta, unite altra
mortadella e concludete con la ricotta. Tagliate
un disco di pasta sfoglia della dimensione dello stampo, sforacchiatelo
con i rebbi di una forchetta e disponetelo sulla sommità della torta. Mettetela
a cuocere per 40 minuti o fino a quando la sfoglia risulterà cotta. Nel
frattempo, affettate la rapa ed i peperoni. Ricavate dei rombi dalle fette di verdure e di
mortadella. Lasciate raffreddare un po’ la torta e capovolgetela sul piatto da
portata e decoratela con i rombi di verdure e di mortadella alternandoli a
vostro piacere. Avvolgete infine la
torta con fettine sottili di mortadella.
lunedì 10 febbraio 2020
Carnevale, ogni salume vale
L’Istituto valorizzazione salumi italiani, fa sapere
che il "non chef" Daniele Reponi ha ideato tre panini per la ricorrenza di Carnevale,
abbinati ciascuno a una maschera.
Abbiamo così il “Pulcinella”, dove il Salame
Napoli è abbinato al fiordilatte, alla cipolla ramata, al carciofo e alla
scorza di limone di Amalfi. Il panino è rigorosamente nero, come la famosa
maschera.
Arriva poi “Colombina”, che nel suo pane a
cassetta arcobaleno, racconta della sua origine grazie ai prodotti del suo
territorio, dalla Soppressa Veneta, al radicchio, alla formaggella di Treviso,
fino alla mostarda con frutti misti.
Infine, “Balanzone”: una golosa focaccia, abbinata
alla Mortadella Bologna IGP, condita con la besciamella allo zafferano e il
porro caramellato... un vero tripudio di sapori.
giovedì 6 febbraio 2020
Pizza: la più amata dagli stranieri (ma anche i formaggi)
Cresce il numero di turisti esteri, in gran parte anche cinesi, nel nostro Paese e con essi aumenta il desiderio di fare esperienza del nostro buon cibo. Ma di cosa in particolare? In primis, viene la pizza amata da tutti, italiani e stranieri. E dire che non se ne mangia più di veramente buona come quando negli anni del boom economico e della ricostruzione, le pizze erano più piccole di dimensioni e senza quel crostone enorme che nella maggior parte dei casi risulta immangiabile. Le pizze oggi sono enormi e si raffreddano prima di essere finite, con il risultato di rimanere sullo stomaco e di costringere a chiedere la doggy bag, scatola per portare a casa il cibo non finito (ma che nemmeno il cane vuole consumare). Insomma, poco sapore e una pesantezza di stomaco infinita. Ma da buoni intenditori, i turisti gourmet hanno scoperto i nostri formaggi, gorgonzola su tutti, ma anche taleggio, parmigiano e grana padano.
Spreco di cibo e dolci di carnevale
Cala in Italia lo spreco di cibo,
come ci si può accorgere facilmente dai bidoni della raccolta dell’umido,
sempre più vuoti. La sensibilizzazione ha colto nel segno e si fa ormai la
spesa di quanto effettivamente manca in frigorifero, senza riempirlo fino all’orlo
con la conseguenza poi di dover buttare ciò che nella settimana, l’intervallo
medio di tempo tra una spesa e l’altra, non si è riusciti a mangiare o è
scaduto. In compenso si buttano maggiormente, nell’ordine degli imballaggi:
carta, cartone, plastica e alluminio. Ma, se la plastica dura nel tempo, la
carta è facilmente riciclabile e se ne può fare anche cartapesta per i carri e
le maschere dei famosi carnevali di Venezia e di Viareggio. E, visto che siamo
in tema, segnalo che i grandi supermercati stanno già vendendo le chiacchiere o
crostoli o in qualunque altra maniera si chiamino nelle varie nostre Regioni
questi dolci da ricorrenza, appunto per il carnevale. Come si fanno in casa?
Con un monte di farina dove versarvi
dentro un tuorlo, mezzo guscio di olio e mezzo guscio di vino e lavorare l’impasto
facendolo poi riposare per mezzora sotto una tovaglia. Infine tagliare a
striscioline e friggere nell’olio di semi di arachide. Spolverare con zucchero
di semola o zucchero a velo. Un’altra ricetta impiega anche una cospicuo dose
di burro da mettere intero nella fontana di farina e poi anche sciolto nella padella,
in pratica una pasta frolla da ripiegare, dopo averla fatta riposare, per tre
volte su se stessa. Tra le pieghe infilare la parte lunga di un mestolo in modo
da ottenere da tre a tre striscioline da tagliare e gettare in abbondante olio per friggere.
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