1. “Negli ultimi 5
anni l’Asti ha perso il 21% del mercato, mentre il Prosecco Doc è cresciuto
mediamente del 21% annuo più che raddoppiando la quota, diventando il primo
landbrand al mondo per le bollicine superando anche il generico Sekt. L’Italia
quindi primo paese produttore con il 20,8% del totale (2,5 mld/bottiglie) e
primo paese esportatore di vini effervescenti al mondo con una quota del 33% su
1,1 mld/bottiglie. Un settore che ha bisogno di una politica unitaria globale
all’estero”.
2. “Molti ancora gli spazi di crescita in volumi e in valore. L’Italia del
vino è assente in Africa. La Francia è prima in tutti i paesi africani più
ricchi, dove ha iniziato a investire da 10 anni. Seppur con burocrazia molto
elevata, Nigeria, Kenya, Angola, Tanzania, Madagascar chiedono vini di fascia
alta, compreso bollicine. Inoltre occorre una strategia diversificata per paese
in base alle potenzialità e stile di vita: gli spumanti sono una tipologia
abbinata alla festa nel mondo. Appannaggio di un mondo con buone disponibilità
di spesa. Ma anche molte regioni europee e italiane reclamano bollicine. Ovse
sollecita da anni una revisione dell’Ocm-Vino verso la
promo-commercializzazione anche sui mercati interni non come aiuto di Stato, ma
per favorire l’elasticità della domanda e per far crescere i consumi interni”
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