Dopo
la recente protesta degli allevatori a Lodi per la scarsa remunerazione del
proprio prodotto e una vertenza che si è chiusa con un nulla di fatto, venerdì al
Salone del Turismo Rurale di Verona Fiere, le “agrigelaterie” si sono
proposte come valida alternativa per il mercato di sbocco del latte. Nate nel 2001, costituiscono una realtà in
crescita, come ha confermato recentemente anche la Coldiretti all' Expo di
Milano. Ma il gelato non è ancora un prodotto agricolo e non rientra nel
reddito agrario, anche se è un alimento somministrato negli agriturismi che
hanno gli animali. Ne stanno discutendo L.I.A.G. (Libero Istituto dell'Arte
Gelatiera) di Bolzano e La Dolza, fattoria didattica e agrigelateria di Follina
(Tv), sede dell’attività formativa dello stesso istituto. Un inquadramento
generale della tematica è stato presentato dal presidente di L.I.A.G., Loris
Molin Pradel. L'argomento è stato ulteriormente approfondito da Paolo Garna,
già direttore della MIG di Longarone Fiere. Tutti concordando, come ha detto il
maestro gelatiere Marco Gennuso, sul fatto che ogni prodotto che serva a produrre
un gelato, anche quelli a base di acqua (frutta), possa essere espressione di
un’azienda agricola, interessata a valorizzare i prodotti di nicchia e le biodiversità
del proprio territorio in una coppa o cono. Dal canto loro, i gelatieri pubblici esercizi
aderenti a Cogel Fipe avevano già chiuso un accordo, tramite il Ministero della
Salute, per fare il gelato con il latte crudo comprato direttamente alla stalla
a 65 centesimi (all'industria è pagato 40) e poi pastorizzato in laboratorio. E per il trofeo "Coppa d'Oro" della Fiera di gelato di Longarone Fiere (Belluno) si è scelto di misurarsi sul gusto alla ricotta di latte vaccino.
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