Mentre il Coronavirus mette in ginocchio anche le filiere
alimentari, abbiamo certo letto tutti gli articoli pubblicati sul legame tra pandemia, animali e natura.
Anche CWIF, Compassion in World Farming Italia, la prima associazione, con base
a Bologna, a lanciare già da diversi anni l’allarme sulle condizioni di
cattività in gabbie in cui vivono molti animali destinati alla nostra
alimentazione, denuncia l’estinzione delle biodiversità responsabili forse dei
virus che si sono sviluppati negli ultimi anni (aviaria, Sars, Mers e adesso
Covid-19). “La distruzione degli habitat naturali di molte specie, la perdita
di biodiversità, i cambiamenti climatici di cui l’attività umana è la sola
responsabile, ci impongono oggi una seria riflessione.”
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Le gabbie non sono solo sinonimo di crudeltà.
Sono anche una delle cause principali della devastazione ambientale di cui siamo tutti oggi testimoni. CIWF
lavora per fare sì
che le aziende alimentari smettano di utilizzare uova in gabbia, ma, una volta
che si sono impegnate a farlo, sono gli unici che controllano ogni anno i
loro progressi verso una filiera senza gabbie. Lo strumento utilizzato è
il Report EggTrack,
ovvero il rapporto che monitora
e traccia il
progresso delle aziende alimentari che si sono impegnate pubblicamente ad
abbandonare le uova provenienti da allevamenti in gabbia nelle loro
filiere. La seconda edizione, con risultati confortanti, è stata recentemente
pubblicata online.
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