In pochi anni i produttori di latte italiani hanno pagato mezzo
miliardo di euro di multe all’Unione Europea per lo sforamento delle quote
produttive. Adesso il regime delle quote latte è finito, ma restano ancora da
pagare 40 mld di multe.
La fine dei sussidi rischia di mettere in ginocchio un intero
settore e il Ministero delle politiche agricole e forestali ha stanziato 108
mln di euro in tre anni per aiutare i produttori che però prendono solo 35 cent
al litro.
La Lombardia è il maggiore produttore di latte in Italia. Ma molto
latte proviene anche dall’estero, senza controlli sulla qualità e senza nemmeno
che lo si sappia. Finisce infatti nei cartoni a lunga conservazione UHT dove
non è obbligatoria l’etichetta di origine. Qual è dunque il latte che beviamo?
Da dove proviene? Fa male o fa bene? Per questo il Ministero sta lanciando la
campagna “Latte italiano 100%”, un logo facoltativo che permetterà ai
produttori di distinguersi per qualità.
Nell’infanzia è l’unico nutrimento. I neonati bevono solo latte. Quello
materno, consigliato, contiene molte vitamine tra cui l’essenziale vitamina D.
A quello in polvere, che tra l’altro costa moltissimo, si ricorre solo in casi
estremi nonostante la grande pubblicità gli avesse fatto negli anni Ottanta una
multinazionale dell’alimentare.
Secondo alcuni in età adulta farebbe male. Ma perché? Che sia poco
digeribile e possa far insorgere la pancreatite, è certo, ma c’è anche quello
senza lattosio. Allora?
L’opinione di
alcuni esponenti della medicina alternativa è che per l’assunzione di calcio
contro l’osteoporosi (la progressiva decalcificazione delle ossa) sarebbe
meglio prediligere frutta e verdura, cereali, noci e frutta secca in genere, che ne contengono la
stessa quantità senza le controindicazioni dei grassi saturi di latte
(soprattutto UHT) e latticini (sarebbero meglio i formaggi di latte di capra)
che possono favorire l’aumento di colesterolo e le patologie connesse. Ma come
si diceva un tempo “est modus in rebus”: non è detto che il latte possa essere
così nocivo se lo si assume in minime quantità, come lo fa la maggior parte
degli italiani bevendolo solo con il cappuccino del mattino. E poi secondo la
medicina ufficiale, molte delle malattie che si possono contrarre durante la
vita dipendono non solo dall’alimentazione ma dalle caratteristiche
individuali. Quindi le generalizzazioni della medicina alternativa sono da
prendere con le molle. Oltre a questo oggi molte affermazioni a favore di una o
l’altra dieta dipendono dalla comunicazione online su internet o dai comunicati
stampa e in quanto tali sono poco controllate dagli organismi preposti, anche
se sugli effetti del latte sarebbe d’accordo anche l’Organizzazione Mondiale
della Sanità (OMS). Ma sono tutti elementi da verificare. I vegani in Italia
sono il 7,1% della popolazione e purtroppo si ammalano anche loro.
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