Tre nuovi vini laziali senza allergeni arricchiscono una
produzione, il bio (+10% in dieci anni, 1.300 le cantine), che ha investito anche
il comparto enologico, con l’introduzione dei vini senza solfiti, una sostanza,
oggi dimostratasi superflua, che ne impediva l’ossidazione. La ricerca in
questo campo continua e un euro speso a suo favore ne crea dieci di valore
aggiunto. L’Università della Tuscia ha così recentemente deciso di sperimentare,
tramite un finanziamento di 62mila euro del PSR della Regione Lazio (al 60%
fondi comunitari), un progetto dell’associazione ProBio. La vinificazione senza
allergeni di tre vini, il Macchia Sacra della cantina Castello di Torre in
Pietra (4mila bottiglie), il 496 Frascati Doc dell’azienda biologica De
Sanctis, e il Don Franco, della cooperativa Capodarco di Grottaferrata (che
insieme producono 2mila bottiglie). Nel 2013, i vigneti biologici sono più che
triplicati (311mila ha) e in Italia
hanno avuto un tasso di penetrazione esponenziale: dal 2% al 16,80% del 2015;
l’export si attesta al 29,3%, anche se al primo posto c’è la Francia con il
33,7% (dati Winemonitor Nomisma). Nella Ue ci sono 258mila ha di vitigni bio di
cui 215mila tra Italia, Francia e Spagna.
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