Con il crollo dell’horeca causa lockdown e Brexit, l’anno 2020 del vino italiano si sta per chiudere con il risultato economico peggiore degli ultimi 30 anni, dopo gli ultimi 6 di grande crescita soprattutto per le bollicine made in Italy, diventate le più prodotte, le più esportate e le più consumate nel mondo. Furono 75/76 mln i tappi volati lo scorso anno, saranno 66/67 oggi (-11,8% in media).
Secondo il direttore di Osve Ceves, Osservatorio Vini Spumanti, Giampietro Comolli oggi, e ancor più con la Brexit, molti sono i temi da dirimere sul tavolo della ministra del Mipaaf Teresa Bellanova. “Per il vino in particolare – dice – è fondamentale che tutti i decreti legge leghino in modo indissolubile l’erogazione di fondi alla certificazione, alla designazione in etichetta, al controllo qualità, alla sostenibilità di impresa”. Che è quanto dire fare dell’economia circolare anche sui vini. E continua: “qualsiasi euro pubblico erogato deve essere garantito dalla eco sostenibilità produttiva, di trasformazione, industriale, dei trasporti e della distribuzione commerciale, previo recupero dei fondi elargiti più una mora-sanzione alta.”
“Per esempio – osserva ancora - perché i 10 mln di
euro che saranno destinati alla conservazione in botte, non vengono collegati
con fattori di sostenibilità in cantina e in vigna e assegnati in base ai
volumi delle certificazione Dop e Igp, rispettivamente denominazione e indicazione di origine protetta, e alla corretta dicitura in etichetta,
invece che solo per l’ unica finalità aperta anche a chi acquista vino sfuso?”
Il brindisi di questo fine anno sarà virtuale, con
consumi che abbandonano l’horeca, il più colpito dalla pandemia, mentre le
bollicine domestiche non crollano. Oltre ai consumi tra le mura di casa, visto
che non ci si può spostare, gli spumanti tengono anche come regalo.
Diverse motivazioni, oltre ai lockdown,
hanno inciso in modo determinante sul crollo di volumi e valori, pur facendo
registrare nei primi 2 mesi dell’anno un risultato eccezionale con un +13% in
valore e un +9% in volumi nell’export (anche in Uk). Purtroppo i dati relativi
alle spedizioni e distribuzione in Italia degli ultimi mesi di consegne
(ottobre-novembre) sono i più bassi di sempre. La previsione di un semi
lockdown , si è avverato. Con le chiusure, seppur mirate, il settore horeca
resta il più colpito, subito dopo il turismo e l’arrivo di stranieri in Italia,
anche per le feste di fine anno, in grandi città d’arte e nelle stazioni
sciistiche.
Solo negli ultimi 30 giorni dell’anno,”
registriamo – conclude Comolli - un danno alla produzione di vini spumanti di €
60 mln/euro e un danno al consumo di oltre € 150 mln/euro. Un gap così alto fra
produzione e consumo che deve far riflettere. Da qui il dato della perdita di
circa 5 mld/euro di mancata spesa degli italiani e dei turisti che non ci sono,
che vengono in Italia (2 su 3 adulti) soprattutto per l’enogastronomia. Un asset
nazionale, quello eno-alimentare-gastronomico, che forse non è stato ancora
collocato nella giusta dimensione e valore per il Paese Italia. Un danno reale
che va ben oltre i ristori promessi e non ancora arrivati. Boom solo per l’e-
commerce e la Gda, dove però sono stati svelati alcuni “trucchi”: per esempio
perché la stessa bottiglia costava 19,90 euro prima del lockdown e 9,90 oggi
che se ne vende meno?
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