Veramente quasi uguale a quella delle
bollicine venete, scelte quest’anno per il brindisi inaugurale di Vinitaly a
Verona, e al centro di un boom, negli ultimi anni, produttivo e di vendite che
non ha eguali nel mondo degli spumanti. L’Unione europea ha bloccato quindi la
richiesta della denominazione di Prosek per un vino passito dalmata (la
Dalmazia è la regione balcanica le cui coste adriatiche fanno parte della
Croazia, dal prossimo 1° luglio 28° Stato della Comunità). Il quotidiano “Il Piccolo” di Trieste ha dato la notizia il 29 marzo,
accostandola alla questione del “parmezan”, altro italian sounding prodotto
anche in Croazia. “Ventisette i produttori di questo vino da dessert, dal gusto
simile al marsala e al vermouth e ottenuto da uve dalmate essiccate sui
graticci, che non potrà essere venduto con questo nome né sul mercato europeo
né in Croazia.” ha precisato “Il Piccolo”. La
questione del Prosek ricorda quella del Tocai, un bianco autoctono friulano
la cui denominazione esclusiva è stata riservata, già parecchi anni fa, al solo
vino ungherese. In Italia adesso si chiama Friulano, mentre in Croazia stanno
pensando di ripiegare su Suze Dalmacije (Lacrime dalmate)
oppure Vino dalmata, nella dicitura italiana (e infatti in Italia, precisamente
in Toscana, esiste un passito chiamato Lacrimae Christi e saremmo daccapo con
la questione dell’imitazione del nome).
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