Cosa
significa oggi cucina d’autore? E’ notizia di questa settimana sul “Corriere
della Sera” che alcuni tra i più quotati ristoranti d’élite francesi hanno
adottato un bollino di qualità che certifica la loro adozione di sole materie
prime fresche, ossia niente cibi precotti da riscaldare dei rivenditori
all’ingrosso, pratica non si sa quanto seguita anche dall’alta ristorazione
italiana, ma che stava evidentemente diventando un problema per quella
francese. I ristoranti aderenti a questo marchio da esporre in vetrina
accettano anche il verdetto delle recensioni dei loro clienti e di essere
espulsi dal circuito se questo è inferiore ad una percentuale di gradimento del
75%.
Per
quanto i bollini, i marchi, le certificazioni, possano essere aleatori e a un
certo punto anche ridondanti e ingeneranti confusione nel consumatore, c’è da
chiedersi, dopo circa vent’anni di continui successi della ristorazione
stellata, e del grande parlare che se ne fa su tutti i principali media, cosa
ci sia dietro i suoi tanto celebrati, e sicuramente molto costosi piatti (un
menu degustazione, che non è à la carte, cioè non si sceglie, può arrivare fino
ai 250 euro, e le porzioni non sono certo abbondanti ). Anche perché le
casalinghe negli stessi anni, e anche da molto prima, hanno imparato a sapere
quanti siano i cibi surgelati e precotti in vendita nei supermercati (tanto che
adesso ci si stupisce che con la crisi si sia tornati, in casa, a cucinare come
si faceva una volta, cioè a partire da farina, uova, latte, verdure fresche
ecc.).
Cosa
fanno invece gli chef stellati? E cosa c’è da imparare dalla loro cucina, visto
che adesso per esempio un importante produttore di elettrodomestici sta
pubblicizzando in televisione fornelli elettrici costruiti per le esigenze di
costoro e finalmente disponibili anche nelle case degli italiani? Quali i
vantaggi, per esempio, delle piastre a induzione di calore? E dei forni per la
cottura sottovuoto? Sempre a monitorare la pubblicità televisiva (cioè a fare
zapping davanti alla tv), sembrerebbe a lanciare surgelati che si cuociono
direttamente nel microonde in un comodo sacchetto, completi di condimento.
Tutto
molto comodo, certo, soprattutto per chi lavora e non ha tempo, e non siamo più
ai tempi dell’Artusi, inizi del secolo scorso, in cui la buona cucina stava
diventando sì apparenza, bella tavola, (come spiega il sociologo Tito Vagni
nell’ultimo numero di Quaderni d’Altri Tempi: www.quadernidaltritempi.eu), ma
nel pieno rispetto della materia prima e delle ricette che se ne potevano
ricavare direttamente. Ma siccome è proprio questo il discorso che ho sempre sentito fare
dagli chef stellati intervistati per il mio lavoro di giornalista in alcuni periodici
del settore, mi sto organizzando per risentire alcuni di loro e scrivere su
questo blog quello che mi diranno su cosa bolle veramente nelle loro pentole.
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