giovedì 7 novembre 2024

Internet per chattare o per il militare?

No, quello che mi rimprovero veramente è non aver divulgato subito una cosa che io sapevo da tempo. E cioè che Internet non è nata per i siti di incontro e per il porno, del quale sembra essersi accorta tardivamente la giornalista (o dovrei dire giornalaia, dal momento che ha legato subito la sua scalata al vertice del giornalismo al suo amico Giorgio Armani) Lilli Gruber. No, Internet è nato come Arpanet per le esigenze della difesa americana. E ha legato da subito il suo destino in Italia alle vicende della famiglia De Benedetti che aveva la più elevata dotazione di computer, l’IBM, capaci di giungere fino alla fine del nostro Continente e oltre. Arpanet aveva il compito di sorvegliare qualsiasi tipo di sollevazione da parte dell’Est, comprese ovviamente la Cina e la Russia, ed escluso il Giappone che aveva già avuto i suoi guai con la bomba atomica, come ben sa Dacia Maraini che ai tempi si trovava sul posto. E io stupida, invece di costruirci intorno un bel lavoro di ricerca, mi sono relegata in un angolino della geografia e della storia per parlare solo delle sue produzioni agricole tipiche che facevano filiera, come dicono quelli che si occupano di marketing.

Storia o geografia?

Se non sai la geografia non puoi nemmeno studiare la storia. Questa la lezione dei numerosi incontri del nostro presidente della Repubblica con esponenti di civiltà e popoli molto lontani dalla nostra piccola Italia. Italietta si diceva un tempo. Ed è questo che non sa o ha fatto orecchie da mercante per dimostrare di saperla molto più lunga la nostra presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Che forse non sa nemmeno che l’Ucraina esisteva dal 1425, quindi dal Medioevo, molto prima che la Russia se ne volesse impadronire. E in effetti se uno guarda la carta geografica vede che la Groenlandia, mitica terra dei ghiacci e degli igloo guarda da una parte al Canada, agli Stati Uniti per quelli che un tempo erano i cercatori d’oro, all’Europa e alla Russia. La Cina e il Giappone stanno più sotto e quest’ultimo non lo tocca più nessuno perché vi hanno fatto scoppiare la bomba atomica. E comunque sta di fronte all’Oceano Pacifico. Mentre noi quando vogliamo andare in America attraversiamo l’Atlantico. Adesso gira su Internet un appello di Amnesty International, l’ente che difende i diritti umani, a sottoscrivere appunto un appello a favore dei bambini ucraini che sono stati costretti dai Russi a iniziare la scuola prima e a studiare su testi russi che insegnano la lingua e la storia russa. Non sapendo, come non sa la nostra Meloni, che la mappa del tesoro, sulla quale ballavano i pirati bevendo un pinta di rum, si è spostata da lì da decenni.

Le spoglie del maggiore ospedale pubblico della Lombardia

Anche Sogei fa la sua parte nelle mazzette con quel po’ di agenti della finanza che si sono messi di mezzo per non rendere più sicuro il nostro diritto a essere curati nelle strutture pubbliche. Controllata dalla famiglia Agnelli, ha messo uno contro l’altro il sindaco di Milano Beppe Sala e il presidente della Regione Attilio Fontana nell’intento non troppo velato di dividersi le spoglie del maggiore ospedale pubblico della Lombardia. Nulla di nuovo sotto il sole.

Crisi dell'auto e della sanità pubblica

Crollo dell’economia dell’automotive. Per colpa di Stellantis, Musk, e il Fondo Black Rock. Ma cosa sono queste meteore che ci sono cadute addosso? Chi sono e cosa governano? Le banche, le assicurazioni, le telefonie fisse e mobili? Sembra proprio così. Ma non se ne capiscono bene le interconnessioni. A meno di non addossare a Marella Agnelli la colpa di aver affossato in un colpo solo Fiat, Alfa Romeo e la sanità pubblica italiana che ha trovato altri lidi in Paesi limitrofi al nostro. Altrimenti non si capirebbe questa fuga repentina di capitali e di cervelli. Certo c’è sempre Salvini che lotta contro Conte. Bersani che non riesce a far capire cosa vuole dire al popolino becero che preferisce le sagra di campagna, con relative tifoserie (sulle quali peraltro ci sarebbe da stendere un pietoso velo). E noi, noi che abbiamo lottato per un posticino adatto alle nostre piccole esigenze ci sentiamo sbalzati fuori come da un sellino di automotive, appunto.

Confessioni di una blogger

Questo è tutto quello che avevo da dirvi dopo delle vacanze passate non troppo bene. Certo, al fresco di un condizionatore, ma sempre comunque a casa. Adesso però mi vergogno di aver voluto troppo. Non sono stata madre e anche adesso da prozia non mi comporto troppo bene. Vedo in giro i bambini che avrei potuto avere io e non me ne capacito. Di come abbia fatto a non capire che il mio fidanzatino del liceo mi voleva veramente bene. Poi tutto è stato catapultato all’indietro per via di due amiche che troppo amiche non erano veramente. L’invidia, che io non ho, mi si è rovesciata addosso in un amen e ne sono rimasta intrappolata. Adesso devo curare mia madre che è malata di cuore. E non so se ce la farò. Che Dio mi aiuti.

Kamala e il suo Doppio

Capitolo elezioni americane. Certo non l’ha azzeccata Kamala Harris a farsi intervistare durante la campagna elettorale da una donna suo doppio. Questo uno dei tanti sbagli che le è costato la presidenza. E dire che il tema del doppio andava trattato un po’ meglio di come ha fato lei, prendendo esempio dal libro di Naomi Klein, intitolato appunto Doppio, dove la scrittrice si inventa un suo alter ego chiamato Noemi che si intitola tutti i bersagli centrati dalla un tempo famosa scrittrice di NO Logo. Che diventò un best seller negli anni Novanta prendendo di mira tutte le persone che si facevano belle di indossare capi di marca con appunto il Logo. Anche se confezionati dai più poveri del mondo in condizioni di fame, povertà e malattia. Doppio è un volume enorme, pieno zeppo di rimandi bibliografici e note, di non facile lettura. Ma ha il pregio di aprire gli occhi su chi si fa bello di avere una borsa, una cintura o un abito di marca. Kamala Harris non ho capito bene di cosa ridesse o cosa criticasse davanti al suo doppio ma fatto sta che non le è servito a nulla.

lunedì 14 ottobre 2024

Bio, bio e ancora bio

Nonostante l'inflazione, accompagnato molto spesso anche dalla riduzione dei grammi o dei decilitri di prodotto nella stessa confezione di prima del rincaro, gli italiani comperano molto biologico. O anche prodotti alternativi come la soia o il seitan. Che sono molto energetici ma non costano poco. Ma gli italiani, si sa, sono un popolo di furbacchioni. O vivono a stento lavorando il più possibile anche non vedendo all' orizzonte la possibilità di avere una pensione adeguata in tempi non giurassici, o sono ricchissimi, nascondono i loro soldi nei paradisi fiscali e comprano di tutto di più. Così negli ultimi tempi il biologico si è ritagliato un posto di tutto rispetto. Niente chimica e impollinazione naturale, come natura comanda. Ci si nutre meglio e si aiuta la biodiversità, il mantra di questi ultimi 24 anni del nuovo secolo.